Anche se non posso negare l’innegabile, il fascino misterioso dei TOOL coinvolge anche chi non impazzisce per ,il satanismo, la numerologia,la lacrimologia e tutte le pseudoscienze possibili ed immaginabili.
E’ possibile separare la musica del gruppo dalla sua apparente filosofia?
Chi rimane colpito solamente dalla musica, forse non riesce a percepire quello stile d’occulto e d’ignoto che pervadono i testi del frontman Maynard, che negli ultimi anni nasconde il volto ogni qualvolta gli è possibile.
Nel mio piccolo spero soltanto che i tool non ci facciano attendere altri 5 anni per un nuovo lavoro, area51, satana e lacrimologia permettendo.
Mentre tutto scorre inesorabilmente però mi rendo conto che forse sono la persona adatta per scrivere di loro ed allora cercherò di stupirvi raccontandovi di come la musica non sia solo suoni e parole ma vera e prorpia arte.
Nel 1949 è stato pubblicato un libro “ the joyful of lachrymology “, suddetto libro è praticamente quasi introvabile ed è scritto solo in inglese (se devo fare un paragone lo farei con William Blake e la sua opera anch’essa introvabile se non in inglese …forse “ il matrimonio tra l’inferno e il paradiso “) è una vera e propria opera di filosofia con accenni a riferimenti che anche nietzsche ha trattato innumerevoli volte nei suoi libri.
Dalle scarse informazioni che ho trovato sul web sembra che l’autore Ronald P. Vincent sviluppi una pseudo-filosofia, ovvero lo studio del pianto (lacrymology) inteso come studio del dolore sia fisico che psichico. Infatti sembra che attraverso la lacrimologia si arrivi alla consapevolezza e all’arricchimento interiore per arrivare alla felicità.
Nacque anche una setta che però si sciolse nel 60, non ebbe la fortuna che avrà poi scientology .
Come dicevo la “setta” si sciolse nel 60 e al fondatore non rimase che vivacchiare in miseria, alcolizzato e dimenticato. Nel 1988 Vincent muore, ma non prima di avere incontrato Adam Jones, ovvero il futuro chitarrista dei tool. Il gruppo ha abbracciato in pieno questa filosofia e di conseguenza anche la conoscenza del proprio dolore attraverso la musica.
Ciò che trovo interessante è il concetto di base, ovvero la conoscenza del dolore.
In fondo il dolore è un modo che ha il nostro corpo per evacuare le esperienze negative.
Che senso ha mi chiedo reprimere, nascondere a se stessi il proprio malessere?
Studiare,comprendere, metabolizzare,sentire il proprio dolore e dare ad esso libero sfogo potrebbe essere più salutare di quanto si creda. A volte non ci si sente in fondo meglio dopo un pianto liberatorio? Ora analizziamo la musica però, nel 2006 è uscito 10,000 days e se il diavolo che in me non mi inganna il risultato da 27 anni e spiccioli.
Sono gli anni che ha vissuto la madre di Maynard sulla sedia a rotelle, paralizzata in seguito ad un infarto. L’album è incentrato sulle visioni liriche e musicali suscitate a Maynard da quei 10,000 giorni, dall’infarto fino alla morte della madre judith (2002).
Difficilmente si viene a capo della materia nei primi ascolti perché ci si lascia prendere dalla potenza dei suoni e dalla estensione delle canzoni, veramente lunghe ed articolate in cupi momenti di assoluta introspezione fino a veri e propri sfoghi liberatori, una trance difficilmente paragonabile con altri lavori di altre band. Il consiglio è di comprare il cd originale e di andarli a vedere per rendersi conto di persona della potenza della band e per abbracciare l’arte in ogni sua forma cosa che musicalmente solo i Pink Floyd sono riusciti a fare altrettanto bene.
Il tempo poi dirà se i Tool sono stati degni di tale filosofia o se come Vincent saranno dimenticati.
In questo momento ciò che conta è che i Tool sono più che mai vivi e che il loro tour prosegue data dopo data da 2 anni suscitando ovunque grande ammirazione e mi permetto di dire…giustificata.
guarda un estratto da "Sober"